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lunedì 13 giugno 2011

Il corpo non mente



















Il Corpo non Mente
di Antonia Murgo - psicologa, psicoterapeuta, specializzata in psicosomatica
Istituto Riza di Milano



Il corpo è l’oggetto psichico per eccellenza, il solo oggetto psichico. J.P.Sartre

E’ tempo di vacanze,siamo ai blocchi di partenza,pronti per un periodo di relax e
divertimento La bella stagione invita a scoprirci per lasciare respirare la pelle, a godere appieno della sensazione di benessere e della libertà di indossare abiti leggeri, scoprendo il nostro corpo e esponendolo così alla luce del sole, ma anche allo sguardo ed al giudizio altrui. Ed è proprio quando consideriamo questa possibilità che vediamo sfumare l’entusiasmo e hanno inizio i turbamenti e le inquietudini. Solo allora ci accorgiamo di possedere un corpo che, a ben guardare, non corrisponde, nella grande maggioranza dei casi, a quello che vorremmo avere.
Questa considerazione ci induce ad elevare il corpo, fino ad allora ignorato, al rango di oggetto privilegiato, sul quale ora si scatenano le nostre attenzioni, i desideri, i bisogni e le frustrazioni accumulate giorno dopo giorno, osservando le immagini di corpi patinati, crudelmente indifferenti alle nostre imperfezioni.
L’impossibilità di sottrarci all’esposizione del nostro corpo dà avvio a una girandola di interventi che prevedono cure, massaggi , diete improbabili e vere torture, finalizzate al raggiungimento di un risultato che, il più delle volte, rimane irraggiungibile.
Il corpo non è un oggetto. Non è né al nostro servizio né al servizio della nostra mente. Non è un vettore, ma la sua importanza nella nostra vita è imprescindibile dalla vita stessa. Esso ci conduce dove intendiamo andare, ma, nel momento in cui è oggettivato e finalizzato ad un obiettivo che trascende la sua complessità, devia il cammino per darci la possibilità di comprendere l’errore. L’oggettivazione del corpo, che si riconosce e si accetta là dove risulta riconoscibile e accettabile dagli altri, è una forma pericolosa di alienazione.
“…nelle medicine antiche,dove ancora è rintracciabile il valore ordinatore dell’archetipo, il corpo non appare il risultato concreto di forze biologiche operanti a caso,ma riflette nella sua armonia di funzionamento le regole operanti dell’archetipo del Sé. In questo il corpo si sacralizza, perché diventa tempio dell’anima, per cui conoscere il corpo, con il suo simbolismo e le sue analogie, significa entrare in rapporto con le divine “proporzioni del Sé.” Diego Frigoli – Il corpo e l’anima-

Il corpo è ciò che, prima di ogni altra cosa, ci presenta e rappresenta nel mondo.

Scrive Umberto Galimberti “… in ogni gesto c’è dunque la mia relazione con il mondo,il mio modo di sentirlo,la mia eredità,la mia educazione,il mio ambiente,la mia costituzione psicologica. Nella violenza del mio gesto o nella sua delicatezza,nella sua tonalità decisa o incerta c’è tutta la mia biografia,la qualità del mio rapporto col mondo,il mio modo di offrirmi. Attraversando da parte a parte esistenza e carne, la gestualità crea quell’unità che noi chiamiamo corpo,perché non è il corpo che dispone di gesti,ma sono i gesti che fanno nascere un corpo dall’immobilità della carne.”

Il fatto è che il corpo, il nostro corpo, non può smettere di essere, essendo esso stesso il punto di partenza di ogni forma di conoscenza e l’unico in grado di accompagnarci nei meandri della nostra interiorità.
La nostra è l’epoca dell’ansia collettiva di un corpo efficiente, un corpo che non è più il tempio dell’anima, ma ha diritto ad esistere come oggetto edonistico da plasmare e migliorare in un programma di salute ed estetico che nasconde una profonda angoscia di morte.
Come abbiamo fatto a disconoscere la sacralità del corpo, a cadere nell’oblio che rende la materia
fine a se stessa? Come abbiamo potuto permettere che ci trasformassimo da esseri umani ad esseri animati?
Assistiamo alla ricerca ossessiva di un corpo “perfetto”, nel quale investiamo ogni risorsa ed energia, sia, d’altra parte, al suo oblio, orientati alla ricerca di una dimensione spirituale che nega l’esistenza del corpo e disconosce i suoi bisogni e, con essi, la sua medesima esistenza.
In ogni caso siamo nell’errore.
Percepire il linguaggio del proprio corpo è vivere il corpo. Ogni conoscenza che si allontana dalla percezione corporea si allontana dalla vita e diventa metafisica. L’espressività corporea, come esperienza in continuo divenire del corpo, dei piaceri , dolori e delle proprie necessità,rappresenta la prima e autentica forma di unità. L’individuo avverte la propria unità prima che abbia coscienza di essere un’unità. L’unità non è data dalla coscienza ma dal corpo. Le determinazioni,compresa la creatività,è il corpo che le prepara ,le stimola,le anima. “Se io ho in me qualcosa di unitario, di certo ciò non consiste nell’io cosciente e nel sentire,volere,pensare,bensì in qualche altra cosa:nella saggezza di tutto il mio organismo che conserva,si appropria,elimina,sorveglia,e di cui il mio io cosciente non è che uno strumento.” F. Nietzsche.

Se il corpo è il tempio sacro poiché contiene ed esprime, nell’immanenza della sua dimensione materiale, la nostra partecipazione all’universalità; se il corpo crea e produce immagini in grado di partorire il mondo ma è anche in grado di essere partorito dal mondo; se il corpo esprime l’interezza del dialogo tra il divino e l’umano, allora cosa ne sarà di noi, se continueremo ad ignorarlo?
Lo esponiamo, carne desiderante e desiderata, giovane, fresca, lucida materia per appetiti senza amore. Oppure lo eleggiamo a feticcio contro la morte, intrappolati nella logica che vede la morte appannaggio della materia.
E ancora, esso è insultato ed ignorato, coperto e sottratto al mondo, in un’allegoria dove la morte del corpo è morte del mondo perché, invece, solo nella reciproca presenza si perpetua la vita umana.

E’ difficile comprendere che tutto questo ha un nome diverso dalla ricerca della Bellezza, della Salute del Benessere. E’ difficile comprendere che negare la presenza del corpo e avvilirlo significhi, invece, dargli la possibilità di parlarci in nome della sacralità vicina alla sua meravigliosa esistenza e di condurci al divino. E’ difficile giungere alla conclusione che la scelta di questo rapporto con il corpo ci dona, invece, solo vissuti di morte, ignoranza di se stessi,paura di amare, paura di vivere,paura di riconoscere in noi tutto ciò di cui abbiamo bisogno.
Ma, se desiderassimo davvero essere belli e sani e giovani in eterno, non dovremmo far altro che consegnare il corpo alla propria dignità,riscattarlo dalle facili demagogie e dai padroni senza tempo. Ascoltiamo senza giudizi cosa ha da dirci, così ritroveremo lo splendore di una bellezza che non ha modelli. Perché il segreto della bellezza sta nell’ accogliere quello che si è, liberi di poter abitare il “Corpo del Mondo”.


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