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mercoledì 5 gennaio 2011
L'ipermercato della felicità
L'ipermercato della felicità
Dott.ssa Antonia Murgo - Psicologa - Psicoterapeuta
338/4264513
In questo periodo capita di ascoltare una pubblicità che dice cosi: “….tutto il mondo a portata di mano…” ed allude ad un viaggiatore comodamente seduto che
partecipa ad una riunione di lavoro, saluta il figlioletto e svolge una serie di altri compiti collocati in luoghi lontanissimi fra loro mentre è in viaggio verso un’altra
destinazione.
Nulla ci appare più soddisfacente ed ovvio che poter gestire la nostra attività , i nostri affetti, tutti i nostri rapporti e forse anche i nostri sogni ,premendo tasti e connettendoci
di qua e di là nell’illusione di poter gestire (e controllare) il mondo.
Non si spiegherebbe altrimenti il posto centrale che questa tecnologia è riuscita ad occupare nella nostra vita Non ne scorgiamo l’anomalia, anzi ci tuffiamo a piene mani e le
ritiriamo cariche di amici …virtuali.
Il nostro tempo ci ha munito di cellulari per comunicare, di internet per scoprire il mondo e di altri strumenti per giocare e divertirci tutti assolutamente virtuali.
La parola virtuale sta a significare ciò che è in potenza ciò che è rappresentato e non ciò che è nella realtà come a dire che ciò che sperimento virtualmente è la
rappresentazione della realtà non la realtà stessa.
L’uso indiscriminato di questi mezzi conduce all’equivoco di ritenere che ogni relazione possa essere vissuta attraverso di essi.
Invece così non è.
La relazione per dispiegarsi ha bisogno dell’incontro vivo, della conoscenza , del quotidiano. La relazione è l’incontro con l’ignoto con ciò che non so dell’altro ma
soprattutto con ciò che non so di me. Perché ogni qualvolta incontro un essere umano lui diventa l’occasione per sapere qualcosa di me.
L’incontro con l’altro è uno scambio di odori, sensazioni che hanno la potenza di proiettarci in territori ignoti, ci svelano la capacità di riconoscere e
scoprire utilizzando una conoscenza sedimentata in noi dalla millenaria storia umana, mostrandoci, senza ombra di dubbio il filo che ci congiunge ad essa.
La relazione ci restituisce il senso di appartenenza al destino universale e ci rende immortali perché partecipi di un cammino comune, quel cammino, che ha permesso agli
uomini la realizzazione di ciò che oggi siamo.
Collezioniamo amici ,partner, attraverso uno schermo azzurro, temiamo l’imprevisto e solo al sicuro nelle nostre case riusciamo ad affrontarlo. La paura più grande è la
perdita di controllo su un mondo che percepiamo sempre più nemico,ma questa paura altro non è che il riflesso di una paura ancora più profonda che risiede nell’ignoranza
del nostro mondo interiore e delle emozioni che lo abitano. Scegliamo così di vivere attraverso uno strumento, piuttosto che sperimentare la vita. Non sappiamo
che così facendo ci condanniamo a vivere proprio ciò che temiamo di più: la solitudine, il fallimento, ed un mondo che progressivamente riconosceremo sempre meno perché
sempre meno sapremo di noi.
La tecnologia ci regala del tempo, generando il nulla. Il viaggio umano è invece scandito dal tempo ed ha un luogo al quale giungere,un luogo prezioso ed unico per ognuno di
noi, per raggiungerlo bisogna affidarsi alla vita stessa e lasciarsi condurre.
Quello che abbiamo il dovere di imparare è la saggezza di guardare all’ essenza della vita, di accettare l’ imperfezione e la specialità che assieme fanno parte
di essa e di ogni essere umano in quanto appartenente alla vita stessa.
Il nostro tempo ci chiede di riflettere su questo e di progredire verso una dimensione,se così si può dire, spirituale. Andare verso noi stessi è il viaggio supremo, passo dopo passo,scanditi da un tempo che batte il ritmo della vita da sempre. Pienamente compresi in un destino universale.
Ed è proprio l’esasperato ricorso a questo mondo virtuale il grido di aiuto,sia pure inconsapevole, che l’uomo lancia per tornare a partecipare di se stesso.
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