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venerdì 10 settembre 2010
Alimentazione ed emozioni
Emozioni e cibo
Dr.ssa Loredana Circi biologa - nutrizionista
loredana.circi@tiscali.it
C’è un posto, nel nostro corpo, dove ogni ricordo si trasforma in emozione. E’ questo un posto “magico” fatto sicuramente di cellule ma forse anche … di qualcosa di più.
Quante volte per esempio, un profumo che noi registriamo come gradevole o meno ci evoca il ricordo di una situazione, di un vissuto, di un posto a noi caro. Non tanto tempo fa, aprendo una vecchia credenza in cantina ho istantaneamente visto l’immagine di me bambina che prende il pane, quel pane cotto a legna di un tempo e di un luogo che non c’è più.
Come è possibile questo?, il pane non era lì presente, nella credenza non c’era nulla che evocasse visivamente quell’immagine, era rimasto semplicemente un odore, una molecola chimica fatta di “banalissimi” atomi che tuttavia hanno stimolato in me un ricordo.
Cosa c’è allora nella nostra mente che permette tutto ciò, chi è l’artefice di tutto questo?
Si chiama Amigdala, semplicemente dal greco…mandorla, un’area del cervello grande in media come la mandorla stessa .
L’amigdala, o mandorla delle emozioni, è da tempo ritenuta importante nei processi emotivi e coinvolta anche in una forma particolare di memoria che è quella emozionale. Uno studio recente ha, per esempio, identificato in quest’area profonda del cervello i meccanismi chimici che scatenano il sentimento della paura e non solo. Uno studio dell’Università della California ha rivelato che i due sessi utilizzano diversi lati dell’amigdala per immagazzinare ricordi di esperienze ad alto tasso di emotività. L’amigdala in pratica fornisce a ogni stimolo il livello ottimale di attenzione, lo arricchisce di emozioni e, infine, lo immagazzina sotto forma di ricordo.
Questo esempio ci serve per richiamare all’attenzione di quanto tutto ciò che facciamo quotidianamente è regolato, nel razionale e nel subconscio anche e soprattutto dalla nostra mente e quindi a maggior ragione si rafforza quel concetto di salute approvato dall’O.M.S che vede la salute come …“benessere fisico, psichico e sociale”.
Come un profumo, un odore, un’immagine possono evocare ricordi ed emozioni, ancora di più il cibo è in grado di personificare le nostre emozioni, anzi siamo noi stessi che, nella pratica quotidiana, con le nostre abitudini e talvolta in seguito alle nostre frustrazioni diamo al cibo dei significati del tutto diversi ed estremamente lontani dalla sua naturale essenza.
Quando torniamo a casa la sera, stanchi e innervositi da una giornata di lavoro, quando ci sentiamo soli, tristi, abbandonati, quando vogliamo gridare al mondo che ci siamo, ma anche quando ci troviamo in compagnia di amici o quando aspettiamo con ansia e gioia il ritorno di qualcuno a noi caro, il cibo esprime le nostre emozioni, il cibo fa parte di noi il cibo ci rappresenta. Sin dall’antichità il cibo esprime le emozioni di ogni persona, il cibo si offre, il cibo si accetta.
La neurodietologia è la scienza che studia gli effetti dell’alimentazione sul comportamento psichico e sociale. Essa evidenzia che la scelta oculata dei cibi permette di influenzare gli atteggiamenti comportamentali. Il terreno biochimico dell’organismo, determinato dai valori percentuali dei minerali organici, risultato di un adattamento a stress nutrizionali, fisici e psichici, influenza l’umore, la personalità e l’emotività.
La neurodietologia afferma che mangiare un cibo che piace particolarmente stimola il rilascio di ß-endorfine, proteine esaltanti il tono umorale. I variegati colori dei diversi cibi influiscono sul benessere psicofisico: ogni gradazione cromatica stimola la produzione di ormoni ed enzimi differenti, aiutandoci a stare meglio.
I cibi contenenti carboidrati (come pasta, riso, orzo, pane) possiedono proprietà sedative perché provvisti di un aminoacido, il triptofano, che induce la produzione di serotonina, un neurotrasmettitore cerebrale che stimola il rilassamento. Alimenti tranquillizzanti sono la lattuga, il radicchio rosso, ortaggi, cipolla e aglio; la frutta dolce, soprattutto le albicocche; il miele; il lievito di birra.
I legumi (particolarmente i piselli) attenuano la diffidenza; verdure come i pomodori, le patate e i peperoni agevolano il rilassamento liberando dal senso di solitudine e abbandono.
Cioccolato, cacao, caffè, tè, bevande a base di cola e alcol contengono sostanze nervine eccitanti il sistema nervoso.
Un’alimentazione eccessivamente ricca di carne e grassi saturi incrementa i livelli di aggressività predisponendo a collera, animosità, ira.
Un consumo eccessivo di prodotti animali in genere causa emozioni quali risentimento, senso di inadeguatezza, depressione, paura, instabilità emotiva, ostilità, perdita di controllo.
Una dieta monotona o sbilanciata intossica l’organismo provocando risveglio difficoltoso, bocca amara, lingua patinata, stato dell’umore peggiorato e instabile, pensiero negativo, irritabilità e ridotta creatività.
La neurodietologia conferma che scegliendo e calibrando opportunamente gli alimenti ingeriti si possono influenzare atteggiamenti psichici, reazioni emotive, tono umorale.
A questo punto vale la pena ricordare il detto: …….. “Siamo ciò che mangiamo”?
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